Questa mattina mi sono imbattuto in un tweet di Mantellini che, come spesso accade con il mio “anziano maestro ;)” mi ha fatto molto riflettere:
Massimo si riferisce all’articolo dell’avvenire in cui Matteo Renzi parla delle riaperture e sfoggia una serie di punti di una narrazione consensus-seeking (forzata ricerca di consenso) in un chiaro tentativo di “cavalcare” le notizie del giorno, in questo caso la benedizione del Pontefice, argomento molto caldo in rete.
Per chi si occupa come me di Narrazione e Propaganda – li insegno in Università – c’è qualcosa tra il triste e il grottesco in Matteo Renzi che parla di “messe”.
Perché si vede lontano un chilometro la ricerca di una narrazione “salviniana” del “Cuore Immacolato di Maria” senza, ancora una volta, capire come funziona la mitica “bestia” della Propaganda Morisiana ed ignorandone proprio i meccanismi di base e ancora una volta scimmiottandone quasi i modi e gli usi.
È una “praxis consolidata” di Matteo Renzi, che, in rigoroso ordine sparso:
- Prima cercava di imitare – male – le pagine “gientiste” e strilla-scandali dei 5 Stelle creando ad arte “Matteo Renzi News”, pagina di “indinniazzione” e facendo finta di non sapere niente, per poi essere sbugiardato in modo pietoso direttamente dalla rete con un amministratore di pagina che si autocita… Ovviamente fallendo miseramente.
- Poi ha provato a innescare anche lui il “tam tam” dei Social comperando e modificando ad arte delle pagine “gientiste” con milioni di follower e cercando di fare spingere la narrazione di voto che desiderava. Ovviamente fallendo miseramente.
- Poi è andato a comperare la piattaforma tecnologica leader di online Propaganda NationBuilder, quella usata da Trump e dal Referendum Brexit del 2016 e da Macron nelle Elezioni 2017, la piattaforma già colpita dal Garante Eurropeo. Ovviamente fallendo miseramente.
- Poi ha riprovato a copiare Salvini tentando il newsjacking con la Nutella cercando di entrare anche lui nelle “tendenze” dei social- Ovviamente fallendo miseramente.
- Ora prova la narrazione del “Cuore Immacolato di Maria” spingendo il concetto che le “messe” sono parte fondamentale della ripresa e sfoggiando una (ri)trovata forte fede, nell’ovvio tentativo di “captatio benevolentiae” verso il credente medio. Ovviamente… vabbè, avete capito…
La strategia di Matteo Renzi online pare essere null’altro che un patchwork alla Frankenstein di cose che funzionano, ma solo su altri, e applicate a casaccio come trucchetti, come se la strategia digitale fosse seguita da ragazzini che leggono i tutorial online e senza alcuna competenza riapplicano a pappagallo. Come le interrogazioni imparate a memoria alle medie e mai e poi mai capite.
Come se senza idee, senza strategia e guidato da meri esecutori capaci solo di copiare cerchi disperatamente di rimanere a galla cercando di copiare quello che non capisce nella disperata speranza che qualcosa – qualunque cosa – per magia inizi a funzionare.
No, Matteo. Davvero. No. per favore.
Si parte dalle Audience di Riferimento: chi ti segue e chi ti dovrebbe seguire. E partendo da una bella analisi, su carta e software, di loro si analizzano i VALORI che hanno in comune analizzando cosa dicono e come. Ma non per trovare appigli a caso, dalla Nutella alla Messa, ma per capirli, studiarli e dividerli scientificamente in differenti nicchie e gruppi.
Poi, per ciascuno di questi gruppi che abbiamo trovato, allora possiamo trovare i valori e gli argomenti alla base delle loro conversazioni per comprendere se vi siano – e quali – dei valori che per loro sono importanti (con i relativi argomenti) e che io condivido con loro e posso coerentemente professare.
Non li prendo tutti e a caso, perché “ne parlano, allora ne parlo”. Salvini non parla di tutto, parla di quello che gli conviene e con cui è allineato valorialmente, semplicemente esasperandone i toni. Prima si scelgono i valori da condividere, poi si si crea lo storytelling valoriale, poi all’interno di questi si creano e inviano le storie ed i singoli messaggi specifici al target di riferimento che, a questo punto, sono certo che prenderanno e rilanceranno. Punto.
Solo a questo punto, infatti, si amplifica la narrazione di propaganda con la tecnologia. Solo ed esclusivamente a questo punto, e con risultati predicibili, misurabili ed indiscutibilmente efficaci.
Si chiama #DigitalPropaganda. Non la si improvvisa, non è un giochino tattico, non è un software, una persona, una piattaforma, una “bestia”, una persona. La si insegna (e la insegno) in Università. È un processo strategico.
E senza la prima parte, quella di analisi e di strategia, la seconda digitale serve a poco o nulla ed è – come in questi casi – controproducente.
Pensaci. Per favore.
E, se qualcuno conosce Matteo, lo prenda in disparte, gli metta una mano sulla spalla e gli dica “amico mio, fermati un secondo, che ti devo parlare di una cosa”…