Versatility is a way of life: Vogliamo dispositivi che fanno più cose contemporaneamente #ad

V

Mi sono accorto di una cosa negli ultimi mesi, o per meglio dire nell’ultimo anno e mezzo. È cambiato il modo in cui uso i dispositivi portatili e anche ciò che è sempre stato, letteralmente, un mio ulteriore arto, ovvero il computer. Per anni ne ho avuto uno solo che rappresentava la postazione di lavoro che mi portavo più o meno ovunque. Lo usavo per lavorare in ufficio, in mobilità, dai clienti, in albergo o nelle pause e utilizzando solamente tastiera, monitor e, a volte, la webcam. Tuttora il mouse non so cosa sia, praticamente, perché sono abituato a sfruttare le funzionalità della tastiera per operare nel modo più veloce possibile.

Ma, come dicevo, recentemente qualcosa è cambiato. Ora ho 3 computer: uno in ufficio, uno portatile ed uno a casa ed ho iniziato ad impostare i servizi in modo da sfruttarli in maniera condivisa su tutti. Il Cloud ha certamente influenzato questo cambiamento delle mie abitudini (non condivido tutto in Cloud, sia chiaro, ho anche la mia chiavetta cifrata su cui archivio i dati più importanti), ma buona parte dei lavori che faccio, come sistemare presentazioni, scrivere mail, mettere a posto offerte e file excel sono eseguiti con programmi online, o web-based, o con software che si possono appunto sincronizzare tra le varie macchine. Questo cambiamento ha fatto sì che ora ci siano una serie di funzionalità che per me sono diventate fondamentali.

Il display touch, ad esempio, non tanto perché io abbia il desiderio smodato di toccare il computer (cosa che comunque faccio, tra l’altro, molto spesso anche con il computer dell’ufficio non ricordandomi che non è touch…) ma per l’esigenza di dover prendere appunti. Sono arrivato ad eliminare un altro dei miei vecchi compagni inseparabili, ovvero le moleskine, e le ho sostituite con le penne per scrivere, ancora una volta sincronizzate in Cloud (usando una serie di tool differenti a seconda del periodo in cui mi trovo e di cosa mi è più comodo in quel dato momento).

Il modo in cui mi approccio alle riunioni è anch’esso cambiato. Durante i meeting ora mi tengo a fianco il documento come fosse un notebook e ci annoto le cose più importanti, ed avendo gruppi di lavoro piuttosto ampi, quasi quotidianamente mi trovo a dover condividere le note che scrivo (anche se ho visto che al momento poche persone lo fanno) ed avere un apparecchio che mi dà possibilità di farlo nel più breve tempo possibile per me è un grande risparmio di tempo. Uso il computer praticamente come un tablet, mettendolo spesso in verticale per mostrare alle persone cosa sto visualizzando sullo schermo, in modo da interagire meglio con loro ed essere più chiaro. Mi sono accorto che ormai spessissimo la modalità presentazione e le tante diverse tecnologie che prima per me non erano fondamentali ora sono essenziali. Prima il Notebook poteva aprirsi solamente a 90° e sarei stato io ad adattarmi a lui, non viceversa, mi ci sarei messo di fronte senza troppi problemi e senza pretendere che fosse malleabile. Ora inizio a preferire uno strumento che s’adatti alle mie di esigenze.

Ci sono nuovi Notebook che, ve lo confesso, mi stanno facendo davvero contemplare l’idea di cambiare sistema operativo proprio a causa della loro versatilità e capacità d’accorpare tanti dispositivi in uno. Grazie alla collaborazione con HP, che sto portando avanti da qualche mese, questa settimana mi è stato dato modo di poter provare un HP EliteBook x360 1020, una macchina abbastanza leggera e tascabile da potermi seguire in tutti i miei spostamenti (e vi assicuro che ultimamente sono più in giro che a casa…) e che sto apprezzando proprio perché presenta le due funzionalità riportate qui sopra.

Perché accorpare diversi dispositivi in uno? Per il fatto che la tecnologia che ci portiamo dietro benché ubiqua spesso si concentra. Prima giravamo con un cellulare, un palmare, un tablet ed un computer portatile, ora con il fatto che la tecnologia, spesso e volentieri, ci permette d’aggregare tutte queste funzioni in un’unica macchina possiamo essere più leggeri. Un discorso particolare che si sviluppa su diversi fronti. Attualmente, ad esempio, i monitor di casa non hanno più bisogno, come si faceva tanti anni fa, d’avere un computer dedicato o un micro-pc per fare play dei contenuti perché ora sono in streaming. Ci sono quindi device “stupidi” (come una chromecast, ad esempio) che mi consentono di mandare quello che sto vedendo su un monitor anche su dispositivi fissi.

Stiamo, quindi, passando ad una diversa modalità d’utilizzo per la quale il computer diventa uno strumento ibrido. La possibilità d’avere versatilità differenti, di poter passare da Notebook, a tablet, a blocco degli appunti, a modalità presentazione oppure a modalità chiosco (perché magari la sera mi metto il tablet vicino al letto e guardo un pezzo di una serie televisiva su Netflix), ormai è diventato parte del bagaglio di come io uso un device. E se qualcuno di “vecchio”, come me, che è abituato alle sue piccole zone di comfort nell’utilizzo di un computer, riesce quasi a sentire la mancanza di un dispositivo versatile quando non ce l’ha sotto mano… beh forse la versatilità si dimostra essere proprio la chiave di volta per il futuro di Netbook e Notebook. Per molte persone questi nuovi dispositivi diventeranno il primo computer mai avuto e, forse proprio per questo, non riusciranno mai più a liberarsi dal modo d’usare in modo tremendamente ibrido un dispositivo che, per quel che mi riguarda, fino a poco tempo fa anche nel mio immaginario era ancora formato solamente da una tastiera, un mouse ed un monitor.

Tuttavia, date le nuove impostazioni una serie d’opzioni diventano fondamentali, per quanto mi riguarda. Il privacy screen fino, una batteria degna di questo nome ed una buona potenza di calcolo (perché ogni tanto mi capita ancora di fare cose impegnative da un punto di vista di calcolo) devono comunque essere presenti perché io possa apprezzare pienamente queste nuove macchina. Inizio ad apprezzare anche le porte USBC (ma all’inizio le ho odiate), non tanto perché mi siano tornate utili. In un primo momento, ho dovuto comprare migliaia d’adattatori, ma perché mi è diventato sempre più facile potermi attaccare senza grossi problemi in ufficio o a casa di amici dove c’era un alimentatore già presente. Riesco più facilmente a trovare adattatori che più o meno hanno tutti, mi diventa più facile interagire.

Mi sento di dire, quindi, che il computer sta diventando sempre meno iconico, più sostituibile, ed è ormai considerato più una crasi tra oggetti di uso quotidiano (soprattutto d’ufficio) e di pubblica utilità, come un’agenda, un blocco degli appunti, un piccolo proiettore o un computer, che permetta di facilitare le nostre attività quotidiane e, forse, non è proprio un male.

**Nota: ho scritto questo articolo durante una collaborazione con HP per la creazione di contenuti Business utili per meglio comprendere alcune dinamiche di sicurezza informatica.**

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

di Matteo Flora

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.