Bloccare i siti non fa diminuire la pirateria. Forse.

B

**CIAO! Se non sai [Chi sono](http://mgpf.it/chisono.html) e [cosa faccio](http://mgpf.it/chisono.html) please [leggi il disclaimer!](#disclaimer)**

In questi giorni sia [Fulvio][fulvio] che [Stefano][stefano] hanno prodotto copiosa quantità di parole in merito ad un [paper accademico][1] pubblicato dal Institute for Prospective Technological Studies del Joint Research Center della Comunità europea che [racconta][1] come l’inibizione del sito tedesco di streaming illegale kino.to, che raccoglieva decine di migliaia di link a film illegali, non abbia portato secondo la loro interpretazione a risultati di lungo periodo nel contrasto alla pirateria.
Se volete leggerlo nella sua interezza è [disponibile online][1], è discretamente interessante e sono una [trentina di pagine scarse][1].

In modo meno “parziale” di come i due amici lo hanno “interpretato”, però, il sito dice quello che ovviamente sappiamo:

* La chiusura di un sito di Streaming non ferma il fenomeno;
* Gli utenti nel medio/lungo periodo si spostano ad altri servizi;
* **IN MANCANZA DI ALTRA PREVENZIONE** ovviamente nel lungo periodo altri siti prendono il posto del precedente;

Una serie di cose, però, sono da notare per inquadrare correttamente il problema:

1. Lo studio si basa su un numero estremamente ridotto di utenti (5.000), peraltro tutti utenti molto “addentro” alle dinamiche di scaricamento e non certo neofiti. Il risultato sugli utenti “casuali” e non “specializzati” è tutto da dimostrare ed, inoltre, è probabilmente estremamente differente;
1. Lo studio evidenzia una **FORTISSIMA INCIDENZA nel breve periodo** nella possibilità di approvvigionamento di contenuto illegale e quindi nel cosumo (varbatim: *”Our results show that the shutdown of kino.to led to a significant but short-lived decrease in the usage of unlicensed video streaming websites.”*);
1. Le evidenze del paper confermano che a fronte di un 30% circa di diminuzione dell’usufruizione di contenuto illecito da parte degli utenti della rete nelle prime 4 settimane si è **contemporaneamente avuto un incremento del 2,5% della vendita legale**, denotando una correlazione positiva nel breve termine tra contrasto e offerta legale (ancora verbatim: *”A more detailed look shows how anti-piracy interventions can importantly affect the structure of the market for unlicensed video streaming”*);
1. Ovviamente si parla della **FRAMMENTAZONE** del mercato susseguente ad una azione, che è quello che abbiamo sperimentato anche noi: in altre parole alla chiusura di un GROSSO sito ne compaiono una serie di più piccoli e più difficili alla lunga da rilevare;
1. … ma da nessuna parte si parla delle condizioni in presenza di **COSTANTE MONITORAGGIO e di COSTANTE CONTRASTO**: si presuppone **una unica azione** e poi basta. E ci si meraviglia del fatto che non basti in eterno. Strano, vero?
1. … da nessuna parte si parla, inoltre, del fatto che in presenza di inibizione della ricerca dei contenuti si ottiene la [drastica riduzione del traffico ai siti internet che ospitano contenuti pirata][2];

Quindi? Quindi nonostante sia d’accordo che una delle migliori soluzioni al problema della pirateria sia il concetto di “Follow The Money” *(e sappiamo benissimo chi è il principale “fornitore” di banner che finanziano anche i siti pirata)* la realtà dietro al paper è un po’ differente:

1. L’inibizione all’accesso dei portali di pirateria online **ha un effetto dirompente** nel breve periodo sul contrasto della pirateria;
2. Ovviamente tale effetto deve essere accompagnato da **continue manovre di tutela**, andando via a via a seguire portali sempre più ridotti come dimensione;
2. Esiste una correlazione positiva tra l’inibizione e la maggiorazione dei consumi dell’offerta legale;
1. Ovviamente non è possibile fare una sola azione e poi dimenticarsi totalmente del problema, poichè nel lungo periodo altrimenti la situazione si “riequilibra”: ma il paper dimostra che in presenza di continuo contrasto c’è da **aspettarsi continui effetti dirompenti** e **continua ascesa dei contenuti legali venduti**;
2. Associando la tutela tramite inibizione alla de-indicizzazione delle fonti la percentuale di pirateria combattuta aumenta ancora esponenzialmente;
1. Nessuno ha ancora dimostrato l’impatto su un pubblico generico e non di “addetti ai lavori”, che è con estrema probabilità decisamente superiore al campione di 5.000 utenti “abituali” selezionati.

Ovviamente azioni sempre più complesse, ma in un trend sicuramente efficace (numeri alla mano).

Estote Parati!



**DISCLAIMER:** *(Ringraziando Fulvio Sarzana che [li ha chiesti a gran voce](https://www.facebook.com/Lastknight/posts/10153405361722053?pnref=story)!)* Qualora siate arrivati sul mio Blog e non sappiate [chi sono](http://mgpf.it/chisono.html) *(sono distrutto, veramente distrutto!)*, sappiate che non solamente sono **”parte attiva”** nel contrasto alla Pirateria Illegale, ma sono anche stato il Consulente Tecnico di buona parte dei procedimenti che hanno portato alla inibizione dei siti di offerta illegale Online. La [mia società][3] si occupa del **monitoraggio della presenza di contenuti illegali online** sia continuativo (un canone per controllare ed effettuare take-down) sia on demand (pagati per singola azione) ed anche della predisposizione delle manovre di tutela (**DMCA** e **Procedure AgCom**).
Quindi non solamente siamo **parte interessata** *(e **di parte**, se trovate una sola frase secondo voi non sufficientemente argomentata)* ma se state cercando qualcuno che si occupi di aiutarvi a tutelare la vostra Proprietà Intellettuale forse siamo una buona scelta. Nel caso i contatti sono [qui](http://thefool.it).

[1]: https://ec.europa.eu/jrc/en/publication/eur-scientific-and-technical-research-reports/online-copyright-enforcement-consumer-behavior-and-market-structure
[stefano]: http://blog.quintarelli.it/2015/05/report-della-commissione-europea-dice-che-il-takedown-della-pirateria-%C3%A8-inefficace.html
[fulvio]: http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/sarzana-copyright-le-prove-che-i-blocchi-agcom-fanno-bene-ai-pirati_1530.htm
[2]: http://www.ccianet.org/wp-content/uploads/library/CCIA_TheSearchFixation%20(2).pdf
[3]: http://thefool.it

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

3 commenti

  • Più leggo le simpatiche stravaganze contenute nel post di Matteo è più mi rendo conto di come non conosciate in alcun modo i business models della pirateria, ne’ soprattutto conosciate i meccanismi specifici dell’offerta pubblicitaria legata alla pirateria. Il presupposto da cui parte Matteo e’ che sia necessario avere il maggior numero di inibizioni per raggiungere l’obiettivo. Questo comporta due risultati: i committenti avranno sempre necessità di rivolgersi a consulenti per cercare e inibire b) ci sarà sempre bisogno di un’autorita’ pubblica a cui far “scavare” buche da riempire attraverso i consulenti di cui sopra. Motivo, credo dell’interesse di parte.Gli effetti di breve periodo che tu giudichi dirompenti sono nell’ordine massimo del 30% in tutte le inibizioni e sono assorbite in poche settimane. per misurare gli effetti del tuo “bombardamento” inutile ( e molto molto costoso per i committenti ) dovresti conoscere e prevenire tutte le estensioni e i possibili domini in tutto il mondo associati alla pirateria. Complimenti poi per l’aumento del 2,5 ( nel breve periodo) dell’offerta legale, che farebbe da sfondo in 4 settimane al riequilibrio dell’accesso, sono convinto che con quest’argomento riuscirai a convincere qualcuno che il 70% ( più 30%) dopo tre mesi di consumo illegale sia bilanciato dalle tue azioni “risolutive”. L’unica cosa decente che traspare dal post e’ invece la de-indicizzazione dai motori di ricerca che associata al follow the money può limitare la consultabilita’ da parte di utenti non professionali. E colpire la pirateria. Ma non è stata questa la scelta di Agcom che non poteva certo disturbare Google ( che ha gentilmente fatto capire che non era il caso ) in definitiva le azioni che tu definisci dirompenti non hanno alcun effetto se non quello di creare l’illusione di combattere la pirateria, un’illusione che gli ignari titolari del diritto pagano a caro prezzo.

    • Ma in italiano le parole in inglese (“Business Models”) non vanno al singolare?

      Dico solo una cosa: 2.5% del Fatturato dell’Audiovisivo. Fate 2 calcoli…

      Per la parte, invece, del “Follow The Money”, come ho avuto modo di scrivere anche nel post di Stefano, dopo aver lavorato TANTO anche sull’Enforcement dei metodi di pagamento posso dire tranquillamente che risentono dello stesso problema: quando ne trovi e blocchi uno inizia ad apparirne un altro meno conosciuto. Oggi ce ne sono 3 basati su Bitcoin e 2 palesemente “sportivi” che stanno spopolando per le vendite di CCam.

      Nella realtà parlare di “Follow The Money” è solamente uno spostare l’attenzione da una parte all’altra. Le dinamiche sono sempre le stesse, lo dico per esperienza diretta, e senza un continuo enforcement e senza una collaborazione attiva dei servizi di indicizzazione nella prevenzione è ugualmente complesso.

  • L’altro ieri cercando informazioni sulla malattia di un amico (forse terminale) ho cercato la parola alcool + tumori. Sono arrivato a metà ricerche che escludevano l’alcool come fattore di accelerazione dell’insorgenza di tumori, specie se legato ad altri fattori, e metà ricerche che divevano l’esatto contrario.
    In effetti il problema delle statistiche applicato alla chimica è che non si indaga il meccanismo puntuale stile causa effetto, ma si valuta la probabilità di… e finchè è un oggetto non dotato di ego, come una malattia ha molto senso. Ma quando si tratta di una statistica sui gusti delle persone o sui comportamenti delle persone dotate di capacità di scelta ? Se fossero sicure al 100% non servirebbe nemmeno andare a votare, perchè basterebbe fare una statistica. In passato ci sono state elezioni che hanno smentito le statistiche (specie se truccate ^_^”).
    Val quindi la pena un’analisi oggettiva in questi 14 anni da Napster. La pirateria è cambiata più e più volte (prima centralizzata con server come napster, poi diffusa, ora di nuovo centralizzata con server cyberlocker, ecc…). Le tecnologie nate con la pirateria, molti degli algoritmi peer to peer, hanno dato luce a programmi innovativi come skype.
    I negozi che vendevano dvd, film in videocassetta, cd musicali, manga, sono completamente scomparsi con la pirateria e i servizi di streaming legale/illegale (fra cui youtube?! ni).
    I grandi marchi della musica e dei film, come tutto Hollywood rimangono.
    Quindi è cambiato che se in 8000 comuni italiani prima c’erano 10-20 mila posti di lavoro potenziale in negozi che vendevano prodotti oggi distribuiti in streaming, oggi ce ne saranno si e no 100-1000 per servizi di streaming per tutto il mondo che fatturano quanto prima veniva ridistribuito in più mani. Tuttavia questo dipende dal mezzo internet e non dalla copia illegale, ma l’Illegale è stato fra i primi a raggiungere la forma di distribuzione via streaming!!!
    Prima di tutto ciò la gente usufruiva comunque gratis dei prodotti trasmessi via televisione, solo che la pubblicità garantiva gli introiti. Per qualche assurdo motivo si è dovuto attendere il 2013-2014 perchè RAI, LA7 e mediaset trasmettessero le trasmissioni via internet gratis aggiungendoci la pubblicità.
    Ma allora se i contenuti oggi sono visibili gratuitamente via portali con rendita data dalla pubblicità, senza l’onere di comprare HDD che costano e si rompono, fare backup, perdere tempo a starci dietro perchè esiste ancora la pirateria?
    -perchè la pirateria è esplorazione
    -perchè la pirateria è per alcuni autori (quelli medio o piccoli) un modo efficace per rendersi visibili a costi quasi nulli, invece di una campagna pubblicitaria che costa molto.
    -perchè la pirateria è community (social sono le persone non un sito che si spaccia per tale)
    -perchè se invii 600 cv ed in 4 anni hai occasione solo di fare uno stage di 3 mesi per un totale di 1400 euro tassati al 23%, e come te circa 7 milioni di disoccupati e in totale 14 milioni di persone su 60 sotto la soglia di povertà, la pirateria è l’unico modo che costa mediamente poco (il costo di una ADSL) per restare al passo con la civiltà moderna italiana senza potersi permettere il consumismo tipico di una societò benestante. In tale concetto potremmo dire che internet è un mezzo di super-deflazione. Da notare che internet è un mezzo di deflazione anche con il pieno rispetto del copyright.
    Formalmente sono questi i 4 punti che rendono la pirateria quello che è.
    Non sottovalutate il fatto che sia un’esplorazione, perchè esplorare e scoprire cose nuove da proporre agli amici è un comportamento social.

    Saluti

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.